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Mangeremo cibo made in China / di Gustavo Duch / Comune-info

Chi assumerà il comando del sistema alimentare globale? A porsela da questo angolo del mondo, la domanda incute un certo terrore. Il trattato di libero commercio con gli Usa, il noto Ttip, produce già oggi fantasmi di diete fast food a prezzi stracciati con ingredienti spazzatura, norme sanitarie inesistenti e la scomparsa dell’agricoltura contadina. Ma è molto più probabile che il futuro della nostra alimentazione sia made in China. L’espansione agricola cinese sta dilagando e, mentre riconverte la sua agricoltura e zootecnia togliendole ai contadini per concentrarle nelle mani di pochi colossi competitivi, acquisisce a ritmi impressionanti terre e grandi imprese agrolimentari in ogni angolo del pianeta. Possiamo ancora fare in modo che il destino dei nostri cibi sia diverso da quello dei vestiti, delle scarpe o dei pupazzi di peluche? 

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di Gustavo Duch

Sono stato invitato a partecipare ad un dibattito con il seguente titolo: “In futuro, cosa mangeremo?“.

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Una storia d’amore con gli Orsi della Luna

Il sogno di Jill per gli Orsi della Luna ha inizio nel 1993.

Quell’anno, Jill Robinson entra per la prima volta in una fattoria di bile d’orso a Hong Kong ed incontra ciò che mai avrebbe potuto immaginare… orsi vivi, chiusi in gabbie poco più grandi dei loro corpi, con cateteri arrugginiti infilati nei loro addomi feriti dai quali far scendere la bile prodotta, come da rubinetti, con infinito dolore, per anni e anni… anche per la loro intera vita, di cui non possono neppure volendo deprivarsi perché i denti e le unghie sono stati segati o strappati. Essi non riescono a muoversi, non hanno spazio per vivere, né per morire.
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Orsi della luna

Nel giugno del 2000 Animals Asia, con il sostegno della China Wildlife Conservation Association (CWCA), conclude il primo storico accordo firmato tra una organizzazione internazionale non governativa e il Governo Cinese nell’ambito dell’animal welfare. Il trattato prevede la liberazione dei primi 500 esemplari detenuti e impegna le autorità locali a ritirare progressivamente le licenze.

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