SALVATI CON NOME
Carcere e rieducazione nonviolenta:
il modello dell’isola di Gorgona
a cura di
Silvia Buzzelli e Marco Verdone
Giappichelli Editore – Torino, 2018
XXII-218
formato cartaceo – ISBN 978•88•9211060•1 – € 30,00
http://www.giappichelli.it/salvati-con-nome,9211060
⇒QUI la pagina facebook del libro
⇒QUI la SINOSSI e l’INDICE SOMMARIO
A seguire alcuni contributi complementari:
Θ QUI la recensione di Fabio Gianfilippi: Gorgona e altre isole-carcere. Soprattutto una lettura di Salvati con nome. (QuestioneGiustizia.it, 28 aprile 2018)
∞ QUI l’intervista al prof. Luigi Lombardi Vallauri: questione animale, nonviolenza e il modello Gorgona (2018)
⇒ QUI l’intervista di Antonio Priolo a Marco Verdone: Intorno all’antispecismo. RE NUDO (maggio 2016)
⊕ QUI la conferenza al TEDx Lake of Como di Marco Verdone dal titolo: Peace with non human animals (2015)
∇ QUI l’intervista di Gabriella Caramore, Radio3, UOMINI E PROFETI, a Marco Verdone: Animali. Né cose né macchine (2013)
SINOSSI
Portavoce di un nuovo approccio alla relazione tra soggetti animali umani e non umani, questo libro è un’assoluta novità nel panorama del diritto penitenziario e, più in generale, delle prassi rieducative a cui deve tendere la pena (art. 27 Cost.). A partire dai confini di una remota isola carceraria, un inno universale e corale alla nonviolenza come strumento per creare un nuovo modo di vedere e di vivere la realtà che ci circonda.
Come scrivono i due curatori nella Prefazione: «Potrebbe suscitare perplessità, per un testo che nasce in ambito giuridico, inserire nel suo catalogo delle idee parole come mare, olivi, Costituzione, mucche, maiali, cani, cucina, archivi, sentenze, pasta, pomodori, diritti e varie altre. Si intravede, quindi, già una prima sfida: lessicale, culturale, etica, giuridica. Siamo ai confini delle categorie viventi ma anche, come vedremo, di altri ambiti che qui, volutamente, si intrecciano, si confondono e si contaminano, facendosi scoprire, infine, vicini e interconnessi.»
L’esperienza centrale e illuminante maturata nella Casa di reclusione dell’isola di Gorgona (Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, provincia di Livorno) è riuscita a riunire, in modo articolato e inedito, due questioni aperte, complesse, spinose e apparentemente scollegate: quella dei percorsi rieducativi nonviolenti e la relazione con gli animali non umani(1), oggi compresa in una vasta area tematica multidisciplinare definita “Questione Animale” alla quale, per esempio, il Trattato di Biodiritto ha dedicato un intero volume(2).
In Gorgona, luogo di detenzione e di lavoro, dove parte delle attività è svolta con la presenza degli animali abitualmente definiti da allevamento (o anche cosiddetti da reddito) le due questioni sono state intrecciate, elaborate, trasformate in materia interdisciplinare di studio, di buone pratiche e di condivisione. Gli animali, tradizionalmente allevati per produrre cibo e poi morire con oggettiva violenza in un macello, sono diventati fulcro e volano di attuali e urgenti considerazioni. La riflessione corale riguarda l’inedita relazione tra umani reclusi e animali allevati che, nel corso degli anni, si scoprono svolgere un ruolo di profonda valenza curativa e riabilitativa. Esseri senzienti che si trovano non solo ad essere accuditi ma a prendersi, a loro volta, inevitabilmente cura di chi ha bisogno di relazioni sincere, al riparo da giudizi e pregiudizi. Scambi tra esseri viventi uniti da forme diverse di detenzione che producono inaspettati processi rieducativi.
Ecco, quindi, che emerge in modo chiaro una domanda ormai improcrastinabile: cosa ci fa un macello in un carcere? Perché, nonostante le molteplici evidenze prodotte in Gorgona e in altre parti del mondo, oltre ai numerosi e autorevoli consensi (vedi Appello riportato in Appendice e inviato alle più alte cariche dello Stato), si mantiene una struttura generatrice di sofferenze e morte in un luogo deputato istituzionalmente alla rieducazione secondo criteri di rispetto del prossimo e, si auspica, a principi universali di nonviolenza?
Ad alcuni animali di questa isola-carcere è stato riconosciuto – attraverso specifici Decreti di Grazia – lo status di soggetti, di portatori di un nome piuttosto che di un numero (matricola) e, in virtù del loro compito di cooperatori del trattamento, conseguentemente sottratti a morte violenta in un mattatoio: quindi salvati con quel nome che ne afferma individualità, diritti, ruoli e tutele definitive.
«L’isola è una metafora irrinunciabile», si legge ancora nella Prefazione. «Improbabile, quanto comprensibile, luogo di detenzione, di arrivi, di partenze, di dolori e di speranze ma – ed è quello che a noi più interessa – di sperimentazione, incontri e scambi. Quest’ultimi aspetti sono tra le note dominanti del libro, nato grazie a quel particolare spirito espresso da Gorgona negli ultimi 25 anni e che ha prodotto fatti e documenti segnalati e “presi in cura”, in modo del tutto inedito, da una docente di area giuridica e un medico veterinario di orientamento omeopatico.»
Per tali motivi il libro si sviluppa attorno a questo straordinario laboratorio a cielo aperto e riesce a tessere fili di contatto e contaminazione con altre realtà, alcune delle quali proprio qui testimoniate da Autori provenienti da aree culturali e professionali le più diverse: giurisprudenza, diritto, filosofia, psicologia, criminologia, veterinaria, agronomia, etologia, arte, beni culturali, associazionismo.
Accanto alle riflessioni e testimonianze dirette di alcuni dei protagonisti dell’esperienza gorgonese degli ultimi venticinque anni, sono state riunite riflessioni dottrinarie sul tema della rieducazione e delle relative valenze giuridiche, filosofiche, psicologiche e trattamentali. Si trovano le testimonianze di altre realtà detentive che hanno seguito inediti percorsi rieducativi e lavorativi (Voghera, Lodi, Sondrio, Sassari, Parma).
Per aiutare ad inquadrare la lunga e ricca storia di Gorgona, l’ultima parte è dedicata oltre a una sintetica cronistoria delle tappe più rilevanti rispetto ai temi trattati, a riferimenti riguardanti alcune tesi di studio realizzate sull’isola che hanno interessato in vario modo la relazione tra persone detenute e animali presenti, concludendo con una raccolta di documenti particolarmente significativi e utili per completare il quadro tracciato.
La sfida è grande ma l’urgenza di risolvere nodi fondamentali è altrettanto impellente.
Questo, per ora, è il nostro contributo transdisciplinare.
Qui: https://www.facebook.com/salvaticonnome/posts/2118169165095699 potete leggere il sommario del libro.
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1) Una prima e parziale osmosi tra le due aree disciplinari era già avvenuta tra i due curatori con “I giorni scontati. Appunti dal carcere”, a cura di S. Buzzelli (S. Teti, 2012) e con “L’isola delle bestie”, di M. Verdone (Marotta&Cafiero, 2015).
2) La questione animale, S. Castignone – L. Lombardi Vallauri (a cura di), in Trattato di Biodiritto, diretto da S. Rodotà – P. Zatti, Giuffrè, 2012.