Animali da lavoro in agricoltura

Patetico ritorno al passato o valida odierna alternativa?
di Carlo Bosco
Pro Natura Torino ONLUS

E’ singolare che proprio le grandi organizzazioni degli agricoltori non percepiscano la necessità di riesaminare a fondo tutta la strategia produttiva in agricoltura, per gestire al meglio le prossime grandi sfide imposte dalla gravissima crisi economico-finanziaria mondiale. La diversificazione produttiva e la conseguente diversificazione strumentale di supporto, saranno fondamentali per superare le possibili difficoltà energetiche, creditizie, commerciali, anche in considerazione delle inevitabili ripercussioni a livello sociale che l’attuale crisi comporterà. Dopo questa crisi il mondo non sarà più come prima. Personalmente lo voglio immaginare migliore, ma non è detto che questo si avveri, tutto dipenderà dalle scelte che ogni categoria professionale saprà operare, guardando oltre ai propri limitati confini categoriali per cercare sinergie concettuali e operative con altre attività affini o complementari. In particolare, la piccola e la media agricoltura possono ricercare e concordare utili sinergie operative nel vasto settore turistico-ricettivo, nella trasformazione e distribuzione diretta dei propri prodotti, nella cura e valorizzazione del proprio territorio a cominciare dalla pulizia e manutenzione di boschi, alvei fluviali e parchi. Diversificare le produzioni è oggi un imperativo per qualsiasi attività. La concentrazione su poche produzioni industrializzabili, la sottovalutazione della creatività e del lavoro umano, la spregiudicata rincorsa a facili guadagni finanziari hanno prodotto l’attuale crisi ambientale, economica e sociale.

La diversificazione operativa e produttiva in agricoltura non potrà prescindere dal recupero delle aziende abbandonate perché piccole o ubicate in aree difficili di collina e di montagna, peraltro adatte a produzioni d’alto pregio; dalla reintroduzione in cascina degli animali da produzione e da lavoro, al fine di ripristinare quel virtuoso ciclo produttivo quasi autosufficiente che ha sfamato per millenni l’intera umanità. Le grandi aziende agricole ormai irrigidite nelle loro costose strutture avranno grosse difficoltà di adattamento, ciò non esclude che possano, se lo volessero, riflettere sull’attuale realtà e introdurre graduali sperimentazioni alternative, io mi auguro, con l’auspicabile collaborazione delle proprie organizzazioni di categoria. La riscoperta degli animali da lavoro non sarà un patetico ritorno al passato se, si avrà la capacità di recuperare settanta anni di mancata evoluzione tecnologica circa i dispositivi oggi necessari per il loro ottimale utilizzo. Con la tecnologia e i materiali oggi disponibili, vi sono le condizioni per realizzare dei dispositivi in grado di trasformare un grosso mulo da semplice “macchina” da soma o da tiro in un efficiente servo-attrezzo, alla stregua d’un moderno trattore di medio-bassa potenza, col vantaggio d’operare in assoluta concorrenza economica e funzionale nei luoghi poco accessibili o molto declivi, presenti in gran parte del territorio italiano. Con l’utilizzo ove è possibile, della pariglia la potenza operativa raddoppierebbe. Altro grande settore d’utilizzo, grazie alla sua operatività impossibile a qualunque altro mezzo, sarà la cura e la manutenzione del territorio. Non va infine dimenticato, il possibile forte richiamo turistico, umano e didattico che l’efficiente uso di questi meravigliosi animali potrebbe innescare.

Carlo Bosco

18 marzo 2009

Pro Natura Torino ONLUS
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