Sincronicità e merda di vacca ai tempi della quarantena / di Marco Verdone

sincronicità2-copyLa vita è piena di piccole e grandi cose straordinarie.

In senso letterale fuori (extra) dall’ordinario. Vale a dire fatti che non rientrano nel comune agire.
O meglio, che escono fuori (extra) dai nostri flussi di pensieri spesso disordinati, apparentemente casuali.
Quando troviamo un nesso tra alcuni fatti della psiche e altri della vita materiale, fisica, ci sorprendiamo, ne restiamo meravigliati.
Ci resta dentro una sensazione di benessere difficile da descrivere.
Una sensazione di “cosa ben fatta”, sebbene senza sapere il perché tutto ciò sia accaduto, se ha un senso per noi e quale esso sia. Insomma, i nostri sensi fanno esperienze che sembrano avere un senso, un legame tra loro e con noi ma non sappiamo quale.
Eppure, siamo attraversati da un filo di felicità.

Tutto questo rientra in una delle numerose esperienze che ognuno di noi ha certamente realizzato.

<Stiamo parlando di “sincronicità e coincidenze significative”, ambiti ai quali lo psichiatra e psicologo Carl Gustav Jung ha dedicato gran parte dei suoi studi a partire dal 1902 iniziando a occuparsi dei cosiddetti “fenomeni inesplicabili”.*
Secondo Jung, i fenomeni sincronici si comportano come delle casualità ripiene di senso.
Sono caratterizzati dalla coincidenza – portatrice di significato – di un fenomeno fisico oggettivo, con un avvenimento psichico, senza che si possa immaginare una ragione o un meccanismo causale [tra essi].
Nel 1935 Jung afferma:

Il corpo e lo spirito sono due aspetti dell’essere umano, e ciò è tutto ciò che noi sappiamo. Per questa ragione preferisco dire che le due cose sopravvengono assieme in un modo misterioso restandone qui, perché non si può immaginare le due cose come una sola. Per il mio uso personale, ho concepito un principio che deve mostrare questo fatto di “essere assieme”, affermo che lo strano principio della sincronicità agisce nel mondo quando certe cose si producono in un modo più o meno simultaneo. comportandosi come se fossero la stessa cosa, pur non essendo tali dal nostro punto di vista.”

La sincronicità, secondo Jung, si riferisce a degli avvenimenti dove succedono cose nella realtà esterna che sono in corrispondenza significativa con un’esperienza interiore. I fenomeni sincronici sono delle coincidenze significative dove lo spazio e il tempo appaiono come delle grandezze relative. Sincronicità non vuol dire “nello stesso tempo” ma “con lo stesso senso”.
La parte del fenomeno sincronico che si produce nella realtà esterna è percepita dai nostri sensi naturali. L’oggetto della percezione è un avvenimento oggettivo. Però Jung scrive:

Eppure resta un avvenimento inesplicabile, perché nelle condizioni dei nostri presupposti psichici, non ci si aspettava la sua realizzazione.”>

Bene, detto tutto questo, in questi tempi di reclusione forzata per mantenere il distanziamento sociale ai fini della prevenzione del contagio da coronavirus, avvertiamo la morsa della perdita di libertà. Chi era abituato a passeggiare regolarmente, a pedalare, a pagaiare per fiumi, laghi o mari, o a fare qualsiasi altra attività fisica all’aria aperta, sogna il ritorno al libero movimento e circolazione.

camminareHo il mare a pochi minuti da casa che regolarmente visito (in vario modo) durante tutto l’anno e ora mi manca.
Nel frattempo, leggiamo e ascoltiamo decine di articoli, servizi, inchieste, post, interventi, pensieri… un’overdose di notizie, pareri e informazioni.
In tutto questo bailamme, mi arriva il link a un sito che tratta del camminare.
Dei benefici della lentezza e di fare a piedi almeno un viaggio nella vita (cosa che contavo già da tempo di fare).

Lo inoltro a Giulio, un amico che so essere interessato a questa modalità di conoscere il mondo.Ci scambiamo qualche messaggio e condividiamo il desiderio di camminare a piedi o di fare un viaggio in bici o kayak. Siamo d’accordo sul valore della lentezza superando l’accezione negativa che potrebbe rivestire il termine nel comune modo di dire.

Intanto ho appena finito di leggere La peste di Camus, in spirito di similitudine con i fatti attuali.
Mentre porto avanti, quasi per dovere professionale, anche l’ormai famoso Spillover di D. Quammen (di cui spero di poter dire qualcosa più avanti) mi viene in mente un altro libro da iniziare.
Vado a cercarlo nella stanza di mio figlio. Non lo trovo ma alzo gli occhi e scorgo un altro titolo. Si tratta di Björn Larsson, La saggezza del mare, nella tipica veste editoriale tascabile di Iperborea 10×20 cm.
È lui, ho bisogno proprio di lui. Inizio subito a leggere le prime pagine.
L’Autore parla del viaggiare lento con la barca a vela per i mari del nord.
Lo stile è subito diretto e divertente.
Arrivato a pagina 18 ho un sussulto.

Larsson_saggezza mareLarsson sta viaggiando con il suo amico Torben, appassionato lettore di Beckett.
Sono in Irlanda, nei pressi degli altopiani che circondano Kinsale, nella parte meridionale dell’isola. Camminando notano numerosi mucchi di sterco di vacca sul terreno.
A un certo punto l’amico si blocca ed afferma di aver capito “perché c’è tanta merda di vacca nei libri di Beckett!”.
“Si era chiesto perché Beckett parlasse in continuazione della consistenza e dell’odore della merda di vacca.” scrive Larsson. “Ora aveva la spiegazione. Beckett aveva percorso sentieri come quelli. Aveva respirato la stessa aria che respiravamo noi. (…) Torben e io ne abbiamo discusso, e mi sono reso conto che non avremmo mai fatto quella scoperta se non fossimo andati a piedi. Neanche in bicicletta è detto che quelle impressioni avrebbero avuto il tempo di penetrare in noi. In macchina naturalmente era escluso. Se è vero che viaggiare consiste nel fare esperienze, e non nel lasciarsi trasportare, il valore del viaggio è inversamente proporzionale alla sua velocità”.

Che bella l’idea di dare il tempo alle impressioni di penetrare in noi.
È quello che ci vuole sempre e ora in modo particolare.
Quanti fatti collegati secondo nessi a-casuali sono intervenuti affinché io arrivassi a queste poche righe di pagina 18.

Com’è possibile che poco prima parlavo e pensavo a questi temi e poco dopo emerge il libro giusto. Proprio quello che volevo e che forse aspettava il momento propizio per emergere dalla libreria (stava lì dal 2017 come regalo di compleanno a nostro figlio).

Beh, questa cosa mi fa pensare. Ma, come tanti, ho una lunga sfilza di fatti così.
E quando accadono e li riconosco, avverto un senso di riconoscenza verso non so chi o cosa.

Il giorno dopo, mi sento con Massimo, un altro amico e collega veterinario buiatra (esperto di mucche e delle relative feci) e, come me, omeopata. Da lunghi anni abbiamo uno scambio di fatti extra- ordinari e di letture non convenzionali del mondo che ci circonda.
Gli racconto questa sincronicità perché anche lui ne è pieno.
Mi dice che un suo cliente gli ha detto una frase che ritengo vera ed essenziale:

“In auto non vedi niente, in bicicletta qualcosa, a piedi tutto”.

Ecco allora poiché abbiamo bisogno di vedere “il tutto” dobbiamo rallentare, quasi fermarci, e andare a piedi o con mezzi lenti.
Questo virus coronato ci sta imponendo di fare così.
Ha un senso, mi chiedo da tempo? Cedo di sì e non ho fretta di capirlo.
Arriverà un giorno e confido di capirlo. Tutti insieme.
E tutti insieme rallentare per vedere il tutto e non essere più gli stessi.

E, infine, chissà quanto di sincronicità c’è in questa storia del coronavirus.
È solo tutto sul piano del visibile, del materiale?
O dovremmo, una volta per tutte, introdurre nei nostri orizzonti mentali e di ricerca anche ciò che non si vede? Qualcosa di molto più piccolo di ogni virus e che nessun microscopio può osservare.

Marco Verdone
#arrestatoacasa
marzo 2020
www.ondamica.it

*Le informazioni tecniche su Jung e il fenomeno della sincronicità sono tratte da http://www.psicoterapiajunghiana.com/sincronicita-coincidenze-significative/

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