Il gruppo di lavoro “Salvati con Nome” (che porta il nome dell’omonimo libro collettaneo) ha accolto l’invito a partecipare, in data venerdì 4 ottobre 2019, al convegno che si è tenuto a Padova dal titolo “Carcere e Animali: il modello italiano” organizzato dal Centro di Referenza Nazionale per gli Interventi Assistiti con gli Animali e patrocinato dai Ministeri della Giustizia e della Salute.
Col presupposto fondamentale, come si legge nella presentazione del convegno, che “diverse realtà penitenziarie, in Italia come all’estero, hanno compreso l’importanza dell’apporto favorevole della mediazione animale nel contesto detentivo”. Il convegno si è posto come obiettivo diffondere e scambiare tra i partecipanti “le conoscenze e le competenze necessarie per la comprensione e lo sviluppo del modello italiano, grazie alla testimonianza di diverse professionalità (sanitarie e non) che si occupano di progettualità di IAA nel contesto carcerario italiano, e di aprire un dialogo tra le istituzioni e gli operatori di IAA per favorire la standardizzazione dei programmi e delle procedure nell’ottica di tutelare l’utente e il benessere degli animali coinvolti.”
Il gruppo Salvati con Nome era presente con un poster dal titolo significativo “Gorgona, isola-carcere: tra premesse, specismi e alterità recluse”.
In questa breve ma precisa testimonianza è stato presentato il percorso che da decenni si sta svolgendo in Gorgona, ribadendo come il punto focale che ha impegnato per molti anni numerose persone (per il quale si attendono ancora oggi gli sviluppi risolutivi) sia rappresentato dalla chiusura del macello e dal blocco delle produzioni, riproduzioni e ogni forma di sfruttamento animale. In tal modo Gorgona potrà essere il primo luogo detentivo dove gli animali, e in particolare quelli cosiddetti “ex da reddito”, potranno svolgere unicamente quel ruolo di mediatori e cooperatori della rieducazione che hanno dimostrato di poter assolvere.
Grandissimo è stato l’interesse da parte di tutti i presenti (autorità, relatori, partecipanti) per quanto è successo e quanto potrà nascere in questa isola-carcere (vedere per es. la recente visita del sottosegretario alla Giustizia Ferraresi: clicca QUI).
Il poster è stato tra i più letti ed esaminati e moltissime sono state le domande e le proposte di collaborazione che sono arrivate da più parti.
Ancora una volta Gorgona muove cuori e menti di tutte le persone che ne vengono a contatto.
Il grande interesse suscitato fa quindi ben sperare che si possa arrivare in tempi memorabili a quella svolta definitiva ed emblematica che possa suggellare in maniera definitiva l’inizio di un nuovo tratto di questo lungo percorso, dove Gorgona possa essere vista e vissuta per quello che realmente è: UN BENE COMUNE PER TUTTI.
QUI DI SEGUITO IL TESTO DEL POSTER
Gorgona, isola-carcere: tra premesse, specismi e alterità recluse (QUI in pdf)
Silvia Buzzelli, Rachele Z. Cecchini, Stefano Perinotto, Lisa Romiti, Marco Verdone, Francesco Zacchè
Università di Milano Bicocca, Cattedra di Diritto Penitenziario, Gruppo di lavoro “Salvati con Nome”
Dal 1989 al 2015 l’isola-carcere di Gorgona (Parco Nazionale Arcipelago Toscano, Santuario Pelagos – Livorno) ha ricevuto un’assistenza veterinaria continuativa, adottando nel corso del tempo un approccio sempre più olistico ed eticamente orientato alla nonviolenza e al senso del dettato costituzionale (art.27). Sull’isola sono state allevate tutte le specie domestiche cosiddette “da reddito” (bovini, ovicaprini, suini, conigli, api, equidi) oltre a vari cani e gatti con alterne fasi di convivenza e gestione. Nel 1993 è stata introdotta la medicina omeopatica per la cura degli animali generando, tra l’altro, inedite contaminazioni culturali con i medici umani. Ciò ha allargato progressivamente il campo di interesse della cura, dagli animali alla relazione che quest’ultimi stabilivano con le persone detenute. Con non poche difficoltà, a tutti gli animali è stato cercato di assicurare la piena qualità di vita sia per aderenza alle loro esigenze specie- specifiche sia per veicolare un messaggio educativo alle persone che se ne prendevano cura. Nel corso degli anni il turnover della popolazione reclusa ha comportato una formazione continua delle persone assegnate alla cura e gestione degli animali. Nonostante non esistano ancora dati scientifici, la maggior parte di esse, una volta indirizzate verso un rapporto di conoscenza e rispetto nei confronti dell’alterità non umana, hanno mostrato con tutta evidenza di ricevere benefici tangibili in termini di salute psicofisica, autostima, assunzione di responsabilità, relazioni affettive non condizionanti e giudicanti, libera espressione delle emozioni, partecipazione ai processi di cura e ampliamento dei loro orizzonti professionali, relazionali ed etici. L’originalità dell’esperienza di Gorgona è stata anche di considerare come degni mediatori dei processi rieducativi specie animali appartenenti a quella categoria antropocentrica e specista definita “da reddito” che, assimilandoli a merce-oggetti, ancora li esclude sia da quegli orizzonti etici che tutelano altre specie considerate “da affezione” sia dalle Linee Guida Nazionali per gli IAA. Ciò nonostante, nel contempo, i soggetti animali presenti sono diventati destinatari di una riflessione etica incentrata sul superamento dell’approccio zootecnico e reificante, a favore di una visione che introduceva i concetti di soggettività, essere senziente, empatia, alterità interspecifica, biocentrismo. Un processo inevitabile in un luogo dove, per missione istituzionale, la priorità di rieducare e reinserire nella società civile implica anche il superamento di quelle dinamiche di potere, sfruttamento e violenza che in un contesto zootecnico inevitabilmente si agiscono sugli animali.
Per realizzare progetti di IAA i soggetti animali coinvolti devono poter esprimere il pieno benessere psicofisico ed essere sottratti da ogni forma di sfruttamento e sofferenza. Per tale motivo in Gorgona il presupposto indispensabile dovrà essere quello di sospendere definitivamente ogni attività zootecnica e assumere il ruolo degli animali esclusivamente come soggetti relazionali nel pieno rispetto degli schemi fisiologici ed etologici della loro specie di appartenenza nonché di ogni singola individualità.
Questo lungo e travagliato percorso di cambiamento culturale è sempre stato documentato e arricchito dalla partecipazione di persone esperte in quella vasta e spinosa area di studio e dibattito definita “Questione Animale”. In tale solco nel 2012 viene pubblicato il libro collettaneo Ogni specie di libertà contenente la Carta dei diritti degli animali di Gorgona (Altreconomia ed.) con i contributi, tra gli altri, del direttore di Gorgona e di un’ex persona detenuta. Nello stesso periodo l’esperienza isolana suscita l’interesse della Cattedra di diritto penitenziario dell’Università di Milano Bicocca che introduce prima un capitolo sull’esperienza di Gorgona nel volume I giorni scontati (Teti ed., 2012) e poi dedica all’intera esperienza l’ampio progetto editoriale Salvati con nome – Carcere e rieducazione nonviolenta: il modello dell’isola di Gorgona (Giappichelli ed., 2018), ritenendo il percorso di Gorgona centrato sull’inedita relazione umano-animale, come il modello rieducativo nonviolento cui fare riferimento. Il punto focale che ha impegnato per molti anni numerose persone (di cui si attendono ancora oggi gli sviluppi risolutivi) è rappresentato dalla chiusura del macello e dal blocco delle produzioni e riproduzioni animali.
In tal modo Gorgona sarà il primo luogo detentivo dove gli animali, e in particolare quelli cosiddetti “ex da reddito”, potranno svolgere unicamente quel ruolo di mediatori e cooperatori della rieducazione che hanno dimostrato di poter assolvere. Solo con tali premesse – ovvero beneficiando dello status di salvati-con-nome e definitivamente tutelati – saranno in grado di far rinascere a nuova vita quelle persone recluse, opportunamente guidate, che verranno in contatto con tanta biodiversità.