Le frontiere di un veterinario
di Marco Verdone
Pubblicato su:
Il Pagliaio del Piemonte e Valle d’Aosta
A.S.C.I. – Associazione di Solidarietà per la Campagna Italiana
Luglio 2013
Ho dedicato quasi metà della mia vita all’isola di Gorgona e ai suoi abitanti, umani e non umani. Quest’isola va immaginata come dentro una sorta di scatola cinese. Siamo all’interno della grande area marina detta Santuario dei cetacei, nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, in una Casa di Reclusione a indirizzo agro-zootecnico la quale, a sua volta, ospita quasi tutti gli animali domestici e le relative filiere produttive: un caseificio e un macello.
Non pensavo, quando in un lontano giorno d’ottobre del 1989, misi piede su quest’isola, a circa due anni dalla mia laurea, che sarebbe iniziato un lungo, proficuo e faticoso percorso che avrebbe messo in discussione tutto quello che sembrava solo una produzione di “buoni” prodotti alimentari. Ho conosciuto gli animali allevati, le persone che se ne prendevano cura, i sorveglianti che controllavano le persone recluse che si occupavano degli animali, i dirigenti che gestivano i sorveglianti che custodivano le persone che si prendevano cura degli animali. I capi dei dirigenti che gestivano i sorveglianti che custodivano le persone che si prendevano cura degli animali. Ho conosciuto gli abitanti dell’isola, i cappellani dell’isola, parenti delle persone detenute, visitatori, ricercatori, studenti, giornalisti, politici.
Ho avuto la fortuna di interagire con una varia animalità, umana e non umana. Ho imparato molto, ho conosciuto la libertà e la reclusione. Ho pagato un prezzo e rifarei tutto.
La mia vita è scandita dal vento, dal mare, dal sole, dalle forze della natura. Quelle stesse forze che ritrovo nei rimedi omeopatici che introdussi come cura per gli animali sin dal 1993. L’isola, il carcere e la medicina omeopatica mi hanno consentito di esplorare frontiere diverse come quelle tra domestico e selvatico, reddito e affezione, umano e non umano, materia ed energia, libertà e reclusione, salute e malattia, vita e morte, curabilità e incurabilità, pubblico e privato, etica e pratica. È stato un lungo percorso che mi ha messo a contatto profondo con gli animali e gli umani che da questa relazione spesso ne traevano benefici sul piano emozionale e lavorativo. Ho potuto stare accanto agli animali dal concepimento, avvenuto sempre in modo naturale, fino alla morte che quasi sempre arrivava, prima o poi, in modo oggettivamente violento tra le mura di un piccolo macello a norma. Questo non mi ha lasciato indifferente e il mio sguardo sul mondo è gradualmente cambiato. Educato a veder gli animali come (s)oggetti zootecnici, ad un certo punto sono diventati per me non solo veri “esseri senzienti” ma genuini compagni e fratelli di vita. Non ricordo quando, ma un giorno ho smesso di mangiarli. Mi sono liberato dal peso della “tradizione” e ho voltato pagina.
Ho raccontato alcune esperienze e ho fatto vivere personaggi altrimenti anonimi nel primo libro “Il respiro di Gorgona” (Libreria Editrice Fiorentina, 2008). Il percorso mi ha poi portato a pensare gli animali come soggetti con il pieno diritto a vivere una vita degna esattamente come noi. Ho messo in fila alcune cose che mi sarebbe piaciuto cambiare e, intorno alle quali, sollecitare una riflessione e così poi è nata la “Carta dei diritti degli animali di Gorgona” inserita successivamente nel libro a più voci “Ogni specie di Libertà” (Altreconomia edizioni, 2012).
Ho posto alcune questioni critiche da affrontare e risolvere rispetto all’allevamento degli animali. Come medico veterinario, che cura altri viventi e desidera per loro la piena salute e benessere e poi vede andare a morte i suoi pazienti, vivo una prima profonda ingiustizia e contraddizione. Ne esiste almeno una seconda che è quella che potremmo chiamare di tipo rieducativo. Nel carcere si mettono persone che hanno in genere infranto un patto di legalità con il prossimo e in vario modo hanno esercitato una violenza sull’Altro. Lavorando su quest’isola che contiene un macello non può passare inosservato il meccanismo del dominio di una specie (l’umano) su altre (animali non umani) in virtù di un potere che è legalmente consentito. Ritengo che soprattutto in un luogo come questo, dove è necessario lavorare per far uscire persone migliori (lo dice anche l’art. 27 della Costituzione), il modello da indicare non debba essere quello della violenza esercitata su un soggetto debole come un animale costretto a perdere la vita. È un aspetto profondo e complesso, lo ammetto, ma da affrontare con attenzione e anche urgenza. Gorgona, con tutte le sue mille difficoltà ci ha offerto un laboratorio di coscienza molto originale dove poter immaginare relazioni diverse e rispettose delle vite altrui, chiunque esse siano. Non so se riusciremo a cambiare definitivamente rotta ma il viaggio è in corso e siamo in buona compagnia.#
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Marco Verdone è un medico veterinario omeopata di frontiera che da oltre 20 anni segue gli animali e le vicende dell’isola-carcere di Gorgona (Livorno).
Ha scritto 2 libri sulle sue esperienze in carcere e sulle relazioni tra umani, animali e medicina omeopatica:
Il respiro di Gorgona – Storie di uomini, animali e omeopatia nell’ultima isola carcere italiana (Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2008).
Ogni specie di libertà – Carta dei diritti degli animali dell’isola di Gorgona. Il sogno di un mondo migliore per tutti i viventi (Altreconomia edizioni, Milano 2012).
Un suo capitolo sull’esperienza di Gorgona è inserito all’interno del libro: I giorni scontati – Appunti sul carcere, a cura di Silvia Buzzelli (Sandro Teti Editore, Roma 2012).