Dobbiamo fermarli: note a margine di un convegno sulla sperimentazione animale

A Firenze, il 26 gennaio 2012, si è svolto il Convegno “Metodologie alternative alla sperimentazione animale”.

I relatori sono stati, nell’ordine di intervento;
Bruno Fedi, Primario Oncologo, Anatomopatologo, Docente all’Università La Sapienza di Roma, per illustrare l’aspetto scientifico della sperimentazione
Luigi Lombardi Vallauri, Filosofo, Ordinario di filosofia del diritto all’Università di Firenze, per l’aspetto etico
Michela Kuan, biologa e responsabile del Settore vivisezione LAV per l’aspetto giuridico

Ha introdotto il Convegno Mauro Romanelli, biologo, Consigliere regionale, che ha parlato della Proposta di Legge Regionale per la promozione di metodi alternativi/sostitutivi alla vivisezione.

Scopo di questa segnalazione è tenere in memoria l’esistenza e la persistenza della pratica di vivisezione su milioni di animali, letteralmente torturati in nome di una fantomatica, arbitraria ed egoista, presunta utilità dei “risultati” ottenuti per il genere umano.

Ricordiamoci anche che non sono solo i farmaci ad essere sperimentati, ma tutto quanto, in vario modo, entra in contatto con noi nell’ambiente: dai pesticidi ai coloranti, alle vernici, agli smalti tanto colorati e divertenti per unghie glamour, le creme per morbide pelli, i profumi, i detersivi, mangimi, bibite, prodotti alimentari vari, i conservanti ed una serie di accidenti con i quali abbiamo impestato il mondo.

Quando la signora Kuan ha terminato di mostrarci il lungo video che riproduceva dettagliatamente la sorte riservata agli animali da laboratorio, riservandosi di rispondere – dopo – alle nostre domande…noi presenti non avevamo più domande da fare, semplicemente perché non avevamo più parole, o non riuscivamo più a farle uscire. Muti…, muti ed esausti come quelle bestiole sventurate e sofferenti, allibiti dalle loro espressioni, dai loro occhi urlanti, dalle membra invase e spezzate, dalla loro vita fuggente in una lunga, lenta agonia.

Non avevamo più parole, però gli occhi erano pieni di lacrime trattenute a stento. Le parole sono venute dopo, ma non lì…non davanti a quella cronaca di morte; penso che ognuno di noi le abbia trovate molto dopo, quando siamo riemersi da quel dolore a noi stessi. Le parole sono: DOBBIAMO FERMARLI.

Lobelia

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