Straordinario documentario di Geo & Geo (andato in onda la prima volta il 29 dicembre 2011) sulla comunità, umana e non umana, dell’isola di Gorgona (LI). La conduttrice del fortunato programma di RAI 3, Sveva Sagramola, accompagnata in modo discreto dagli agenti di Polizia Penitenziaria, ci introdurrà tra i luoghi della Casa di Reclusione immersi in una natura incontaminata, protetta (Gorgona fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano), dai mille colori e dalle tante storie.
La troupe di Geo & Geo sbarca sull’isola-carcere di Gorgona dopo aver letto il libro di Marco Verdone, storico veterinario omeopata dell’isola, “Il respiro di Gorgona: storie di uomini, animali e omeopatia nell’ultima isola carcere italiana“. Da una prima ipotesi di illustrare solo la vita degli animali allevati sull’isola, è stata accolta la proposta di Marco Verdone di allargare lo sguardo anche alle altre componenti fondamentali di questa piccola quanto ricca e complessa comunità. Insieme agli spettacolari scenari naturali vedremo quanto possa essere dignitosa una detenzione che vede le persone recluse lavorare in un contesto stimolante e formativo. Andrea ci racconterà proprio la sua inedita esperienza nel caseificio dell’isola. “Andrea è contento del suo lavoro e nei suoi occhi c’è luce” commenta Sveva Sagramola “esprime vitalità, passione, voglia di farcela. Dalle sue mani e da quelle di Nadir escono i formaggi per tutta la comunità dell’isola, piccole delizie frutto di un grande lavoro di recupero, integrazione, rigenerazione che sono il successo del sistema carcerario di Gorgona che non sarebbe lo stesso senza il potente contributo della natura”.
Conosceremo le storie di alcuni discendenti dei Gorgonesi (come Luisa Citti, Ada Mastrangelo, Nicola Di Batte), il loro amore e attaccamento per l’isola e la semplicità del loro cimitero incantato.
Marco Verdone accenna all’importante presenza degli animali che hanno permesso di compiere un lungo cammino evolutivo che ha ampliato le frontiere etiche e li ha resi soggetti, esseri senzienti, che veicolano messaggi di cambiamento e che sono anche produttori di “beni immateriali”. Gli animali sono curati dal 1993 con la medicina omeopatica che tra i tanti vantaggi ha permesso di produrre un considerevole risparmio economico per l’Amministrazione Penitenziaria.
L’agronomo, Francesco Presti, tra le varie iniziative che ha promosso ci racconta la sua straordinaria scoperta di una nuova varietà di olivo mai descritta prima. Un altro inaspettato dono che l’isola ha offerto e che Francesco ha raccolto dalla lontana tradizione dei monaci certosini che praticavano nei secoli passati l’olivicoltura in Gorgona.
La direttrice di Gorgona (e di Volterra) Maria Grazia Giampiccolo chiarisce come “tutti detenuti presenti in Gorgona vivono imparando un mestiere, imparando una diversa maniera per convivere all’interno della società. E questo avviene attraverso dei percorsi a contatto con la natura, con gli animali, che porta a una crescita della persona e a un definitivo reinserimento sociale”.
Il medico responsabile del presidio sanitario, Giampiero Leonessi, accenna alla contaminazione culturale avvenuta tra la medicina omeopatica applicata agli animali e il successivo trasferimento agli umani. Ciò ha permesso di inserire nella “Carta dei Servizi” di Gorgona l’opportunità per i detenuti di essere curati anche con la medicina complementare. “Tra le altre cose noi siamo distributori di salute a chilometro zero” aggiunge Leonessi che insieme al resto dell’equipe medica sono riusciti ad azzerare il consumo di psicofarmaci grazie anche alla presenza delle attività lavorative.
Franca Zanichelli, direttrice del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, ricorda come il carcere abbia svolto una funzione di freno verso possibili crescite economiche o edilizie improprie.
“Qui non si respira quella tensione, quella cupezza che ho sentito tante volte in altri carceri che ho visitato” racconta Sveva Sagramola. “Gorgona è un carcere aperto dove i detenuti godono di una certa libertà di movimento e soprattutto lavorano con la terra, le piante, gli animali. Attraverso di loro fanno nuove esperienze e forse riescono anche a dare un senso nuovo, diverso, al loro futuro. L’agricola, con tutte le attività connesse all’allevamento e alla cura della terra, resta il cuore del progetto rieducativo di Gorgona che si basa sulla dignità del lavoro, la fiducia, l’apertura verso l’esterno e riesce a raggiungere molto spesso il fine ultimo del carcere: restituire uomini che riconoscano nella legalità un valore da perseguire senza incertezze. Qui c’è un’opportunità vera di rigenerazione e una profonda attenzione alla cura e al benessere di uomini e di animali”.
La comunità umana e non umana di Gorgona ringrazia la conduttrice Sveva Sagramola e la regista Olivella Foresta per la sensibilità e la professionalità dimostrate durante tutte le fasi della realizzazione del documentario.
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