Cos’è la Medicina omeopatica? Chi ha scoperto i princìpi dell’omeopatia e quali sono le modalità con cui agisce sul nostro organismo? In questa sezione abbiamo sintetizzato in maniera semplice ma esauriente i fondamenti di una medicina a cui fanno ricorso più di 300 milioni di persone in tutto il mondo.
(Fonte: www.luimo.org).
1. COSA SIGNIFICA OMEOPATIA?
Omeopatia è una parola composta derivata dal greco μοιος, hómoios, simile e πάθος, páthos, sofferenza: simile alla sofferenza.
2. QUAL’E’ IL PRINCIPIO DELLA MEDICINA OMEOPATICA?
La Medicina Omeopatica è una metodologia medica sperimentale e clinica fondata sulla legge dei simili: “similia similibus curentur”.
Tutte le sostanze in grado di alterare lo stato di salute di un soggetto sano producendo un “quadro patogenetico” di sintomi specifici, quando somministrate ad un individuo malato che mostra sintomi simili a quelli evidenziati sul sano, agiscono in modo omeopatico La “legge dei simili” sancisce la correlazione fra il potere di una sostanza di alterare lo stato di salute e la sua potenziale azione terapeutica, infatti ogni sostanza resa biologicamente attiva quando è sperimentata sull’uomo sano provoca una sintomatologia tipica e caratteristica della sostanza stessa.
“Curare secondo la legge di similitudine” significa quindi utilizzare per la cura unicamente quelle sostanze che hanno rivelato, in soggetti sani, sintomi transitori simili a quelli mostrati da un determinato soggetto malato.
3. CHI HA SCOPERTO LA MEDICINA OMEOPATICA?
Christian Friedrich Samuel Hahnemann (Mei·en, Germania, 10 o 11 aprile 1755 – Parigi, 2 luglio 1843) fu medico e chimico.
Studiò medicina alle Università di Lipsia e successivamente di Erlangen, dove si laureò nel 1779. Nel 1782 sposò Johanna Kuchler,dalla quale ebbe undici figli. Negli anni successivi si spostò moltissime volte da una città all’altra della Prussia, senza praticare la professione ma interessandosi alle nuove scoperte della chimica e dedicandosi allo studio e alla traduzione di testi medici per mantenere la famiglia.
Hahnemann si rese conto che la medicina della sua epoca faceva più danni che benefici: erano molto comuni pratiche come i salassi (che rimasero molto diffusi fino alla fine del XIX secolo), purgativi ed emetici che avevano lo scopo di far uscire dal corpo la malattia e restaurare il corretto bilancio degli umori. Egli rifiutò il concetto che la malattia si dovesse curare facendo fuoriuscire dal corpo la materia malata e sostenne invece che occorreva aiutare la forza vitale a riportare l’armonia e l’equilibrio all’interno dell’organismo, con aria fresca, cibo sano ed esercizio.
Traducendo il testo Materia Medica del medico scozzese William Cullen, Hahnemann formulò la prima ipotesi alla base dell’omeopatia. Al tempo la malaria si curava con l’estratto della corteccia di china (anche oggi si tratta la malaria con il chinino): Cullen riteneva che l’efficacia del chinino fosse dovuta al suo effetto tonico sullo stomaco; Hahnemann, con ragione rifiutò questa idea, in quanto sostanze molto più astringenti del chinino non curavano la febbre; di conseguenza la causa dei suoi effetti terapeutici doveva essere un’altra.
Hahnemann decise di sperimentare il chinino su sé stesso sano e dopo averlo assunto per diversi giorni si rese conto di avere sviluppato sintomi molto simili a quelli della malaria: ipotizzò quindi che una serie di sintomi si potessero curare con la sostanza che in una persona sana avrebbe prodotto sintomi simili.
Nel 1806 Hahnemann pubblicò il suo primo lavoro importante, “La medicina dell’esperienza”, che conteneva già le idee fondamentali dell’omeopatia.
4. COSA CURA LA MEDICINA OMEOPATICA?
Seguendo la legge dei simili la Medicina Omeopatica cura tutti quegli stati in cui è possibile individuare sintomi caratteristici sul malato, che sono stati identificati nella sperimentazione sul sano.
L’attenzione del Medico Omeopata, non è rivolta quindi ad identificare una determinata malattia, ma ad osservare l’insieme dei sintomi del malato, sintomi emozionali, psichici, fisici, generali assieme ad una accurata anamnesi familiare e visita clinica, per caratterizzare quelli maggiormente rappresentativi dello stato del malato ed identificare il rimedio appropriato, cioè quello che è stato in grado di provocare nel sano sintomi simili a quelli che il malato attualmente presenta.
La definizione convenzionale di malattia è quindi rivista alla luce di una analisi più articolata e completa dello stato del paziente in cui viene incluso ogni aspetto della sua vita: da quello relazionale a quello alimentare e delle sue abitudini, dai sintomi psichici, al dolore fisico.
La Medicina Omeopatica non limita l’analisi ad un organo o un sistema, guarda piuttosto tutta la persona. In questo senso la Medicina Omeopatica può affrontare ogni tipo di patologia. Ma sempre nel quadro della persona. Per tale ragione la Medicina Omeopatica è una medicina individualizzata: ad ogni persona il rimedio più adatto.
Presso la LUIMO è stato fatto un lavoro di ricerca per verificare quali sono i disturbi per i quali viene maggiormente richiesta una visita omeopatica. Sono riassunti in questa tabella
MOTIVI DI RICHIESTA DI VISITA OMEOPATICA | % |
Disturbi psichici | 14,523 |
Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti (indefiniti) | 11,516 |
Malattie dell’apparato respiratorio | 11,350 |
Malattie della cute e del tessuto sottocutaneo | 9,756 |
Malattie dell’apparato digerente | 9,548 |
Malattie dell’apparato genitourinario | 7,719 |
Malattie endocrine, nutrizionali, metaboliche e disturbi immunitari | 6,001 |
Prevenzione | 7,248 |
Malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo | 5,917 |
Malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi | 4,171 |
Malattie del sistema circolatorio | 4,033 |
Traumatismi e avvelenamenti | 3,645 |
Malattie infettive e parassitarie | 1,386 |
Tumori | 1,330 |
Malattie del sangue e degli organi ematopoietici | 0,707 |
Malformazioni congenite | 0,402 |
Post chirurgico v45.89 | 0,291 |
Complicazioni della gravidanza, del parto e del puerperio | 0,249 |
Familiarità | 0,125 |
Condizioni morbose di origine perinatale | 0,042 |
Classificazione supplementare dei fattori che influenzano lo stato di salute e il ricorso ai servizi sanitar | 0,042 |
Per ognuna delle persone che soffrono di questi disturbi, l’approccio è quello di identificare, per ogni singola persona il suo specifico rimedio.
Al medico tocca riconoscere clinicamente il processo degenerativo, il cambio avvenuto durante la salute di una persona viva che gli chiede aiuto! Dove “la malattia” assume caratteristiche personali peculiari e straordinarie (anche se ci può essere identità analitica, strumentale e clinica con altri individui). Malato e malattia, se osserviamo lo stato di sofferenza in ogni persona, hanno caratteristiche differenti evidenti nella soggettività psico-fisica oggettivata dai sintomi reattivi, peculiari e straordinari di ogni persona che si esamina.
5. ESISTE UNA SPERIMENTAZIONE IN MEDICINA OMEOPATICA?
I rimedi omeopatici sono sperimentati da oramai più di 200 anni. Per individuare correttamente il campo di applicazione dei rimedi omeopatici è indispensabile che vi siano 2 fasi di sperimentazione:
Fase I:
In questa fase, le sostanze sono sperimentate sul soggetto sano. Prima di essere sperimentate le sostanze che si ipotizza possano avere un effetto curativo sono trasformate attraverso un metodo di preparazione caratteristico che ne elimina la tossicità e riduce la concentrazione della sostanza all’ultramolecolare (vedi poi).
Dalla sperimentazione sul sano si ottengono serie (quadri) di sintomi transitori (la sperimentazione sul sano non provoca danni, anzi rinforza l’organismo) che vengono raccolti in documenti chiamati “Materie Mediche”.
Fase II:
In questa fase si produce l’evidenza che i quadri di sintomi rivelati dalla sperimentazione pura, quando simili al quadro del malato, vengano migliorati, curati o guariti.
Tali evidenze possono provenire da più fonti:
- a) su casi clinici singoli;
- b) su gruppi di casi clinici;
- c) mediante ricerche retrospettive;
- d) mediante ricerche prospettiche;
Tradizionalmente le conferme cliniche dei sintomi della sperimentazione pura sono raccolte nelle materie mediche e nei repertori indicando con segni grafici specifici il numero di conferme cliniche di un determinato sintomo.
Ad oggi sono queste le uniche 2 fasi che possono, con certezza dare una risposta circa l’efficacia del medicinale sul malato in modo “omeopatico”;
E’ di tutta evidenza che poiché il campo di applicazione del medicinale omeopatico si riferisce all’insieme dei sintomi che questo stesso ha mostrato in individui sani, la ricerca dell’evidenza clinica difficilmente potrà essere basata in modo esclusivo sull’efficacia del medicinale sulla malattia, perlomeno come essa viene oggi codificata.
Pertanto per una determinata malattia diagnosticata potranno, a seconda dei sintomi del paziente, essere somministrati medicinali diversi. Per tale ragione anche è improprio definire il medicinale omeopatico alla stregua di un “farmaco”, non essendo esso diretto verso una patologia, ma verso l’insieme dei sintomi della persona. Pertanto il medicinale omeopatico è un “non-farmaco”
Alcuni test clinici (RCT) o studi prospettici sono stati realizzati per verificare l’effetto delle cure omeopatiche su determinati stati o patologie, ad esempio sulle cefalee, sull’asma etc. Questi saggi clinici hanno avuto per scopo quello di mostrare che la Medicina Omeopatica poteva essere efficace su alcune definite patologie, ed hanno un senso solo nel quadro delle richieste di medicina pubblica per verificare la sostenibilità, la sicurezza e l’efficacia della medicina omeopatica. Sul piano strettamente clinico e sperimentale questi trials non hanno alcun significato euristico.
6. PERCHÉ SI DICE CHE I RIMEDI OMEOPATICI SONO ULTRAMOLECOLARI, COSA SIGNIFICA?
Il rimedio omeopatico viene definito ultramolecolare, perché, attraverso la sua particolare procedura di preparazione, attraverso diluizioni e dinamizzazioni (la dinamizzazione corrisponde ad una serie di movimenti di agitazione della soluzione seguita da impatto finale) successive delle sostanze drogali, perde la sua componente quantitativa ed acquista una componente energetica indispensabile alla sua azione terapeutica sull’individuo intero.
Di recente è stato dimostrato che nei rimedi omeopatici la frazione acquosa che li compone viene riorganizzata dallo stato di caos relativo in cui si trova, attraverso l’effetto della dinamizzazione (vedi anche “ricerca ed insegnamento”)
Ma come arriva la Medicina Omeopatica a diluire e dinamizzare le sostanze?
Il fondatore della Medicina Omeopatica, Samuele Hahnemann, dall’osservazione di casi di persone sopravvissute agli avvelenamenti, e dalla sua stessa pratica terapeutica, si rese conto che la somministrazione dei farmaci a dosi ponderali fisiologiche faceva scomparire i sintomi della malattia che poi però riapparivano nel tempo più gravi.
Da qui la necessità di conoscere il potere delle droghe, non attraverso l’azione sul malato, ma attraverso l’esperimento sull’uomo sano, proprio per non confondere l’effetto della sostanza con i sintomi della malattia.
Ma ancora, la necessità di sperimentare droghe sempre più diluite …
Sperimentazioni che hanno dimostrato in successione i piani fenomenologici dell’interazione dell’essere vivente con la natura evidenziando anche il cambio strutturale o organico, ma sempre in una dimensione dinamica. Tale dimensione è rappresentata dalla complessità dei sintomi reattivi sensoriali, psichici, fisici e animici espressi dallo sperimentatore.
La materia medica pura omeopatica è uno dei cataloghi più approfonditi della reattività umana alle droghe.
La sperimentazione di sostanze sempre più diluite mette in evidenza piani di interazione uomo sano-droga differenti:
- 1 – sperimentazione terapeutica a dose ponderale o terapeutica. Visibili gli effetti farmacologici classici, e gli effetti “rebound”.
- 2 – sperimentazione a dosi fisiologiche diluite e dinamizzate: formazione di patogenesi positive limitate ai meccanismi fisiologici e fisiopatologici, con quadri sintomatici che evidenziano il tropismo di funzione e di organo.
Tanto nel primo tipo di sperimentazione che nel secondo, sono interessati i meccanismi fisiologici e biochimici, specularmente identificabili con il meccanismo d’azione farmacologico. La fase fisiologica corrisponde al potere farmacodinamico in sinergismo con la forza vitale. Pertanto non si evidenzia la individualità sintomatologica dinamica se non attraverso la similitudine clinica. Questa fase doveva corrispondere alle prime esperienze di Hahnemann e a quei risultati clinici parziali. Egli stesso ci dice che fino a quel punto della sua esperienza curava ma non guariva.
- 3 – sperimentazione dinamica di sostanze diluite e dinamizzate a dosi subfisiologiche o ultramolecolari. In queste è visibile l’effetto secondario, e non esiste nulla nella farmacologia moderna che possa essere paragonato a questa fase dell’esperienza omeopatica. La droga non agisce più sul piano dell’avvelenamento, sul piano del tropismo d’organo, ma sul piano della totalità dell’individuo, attraverso i suoi sintomi mentali-fisici, specifici, con una straordinaria convergenza di essenzialità di esperienza vibratoria, unitaria, che provoca riflessi sensoriali e psichici espressi in serie di sintomi non solo obiettivi, ma soprattutto soggettivi caratteristici.
L’insieme delle osservazioni sul malato, la sua individualità morbosa e l’insieme delle reazioni del sano all’azione della droga, sia essa molecolare o ultramolecolare, sono osservazioni che non si discostano da una pratica empirica di catalogazione fenomenologica e si riunificano attraverso una legge universale, la legge dei simili.
E’ la legge dei simili che ci da la chiave di lettura della cura dell’organismo. Se la serie di sintomi espressi dal malato durante lo stato di malattia, sintomi straordinari eccezionali, specifici, corrispondono per similitudine a serie di sintomi osservati nella sperimentazione sul sano della droga, allora la somministrazione di tale droga – diventata rimedio (individualità medicamentosa), diluita e dinamizzata attiverà le forze interne dell’organismo per reagire con maggior forza al danno provocato dalla causa dello squilibrio organico. Sarà la forza della malattia artificiale provocata dalla droga che indurrà la reversibilità del processo morboso, annullando la patologia.
7. L’UTILIZZO DELLA MEDICINA OMEOPATICA HA DEI LIMITI E QUALI?
Anche la Medicina Omeopatica ha i suoi limiti: poiché è una medicina che si basa sulla capacità di stimolare l’organismo a dare una risposta nel senso di un ritorno alla salute, nel momento in cui questa capacità è seriamente compromessa, non è più in grado di esercitare la propria azione. Un caso limite può essere quando la chirurgia è assolutamente necessaria e la Medicina Omeopatica funge da complemento durante gli interventi.
Inoltre i medici omeopati hanno determinato attraverso l’esperienza una serie di regole per stabilire quando la prognosi non è positiva. Purtroppo oggi esistono anche dei limiti che non dipendono dalla Medicina Omeopatica ma che sono strettamente correlati al contesto economico-sociale e legislativo attuale.
Questi sono:
- a) L’insegnamento. Oggi molti medici sono formati alla Medicina Omeopatica attraverso corsi di poche ore e con indicazioni molto approssimative sull’uso del rimedio omeopatico. Inoltre spesso terapie cosiddette naturali sono mescolate alla Medicina Omeopatica e di tante terapeutiche si fa un solo fascio, con la conseguenza di difettare di chiarezza sull’uso e le potenzialità della Medicina Omeopatica.
- b) La ricerca. In ragione della specificità di approccio della Medicina Omeopatica orientato verso la persona e non verso la malattia, il modo in cui si deve realizzare la ricerca è particolare e caratteristico. L’ideologia scientifica dominante non è ancora in grado di comprendere le immense possibilità curative della Medicina Omeopatica, e per tali ragioni soltanto recentemente ed in forma limitata sono stati aperti bandi pubblici di ricerca a livello europeo. Noi operiamo perché nel futuro siano sempre più grandi le possibilità offerte alla comunità medica omeopatica per affrontare ed approfondire questa meravigliosa opportunità che la natura ci ha offerto di curare e di guarire.