Quest’anno, nella Giornata Internazionale per i Diritti degli Animali 2011, la Lega Nazionale per la Difesa del Cane insieme a migliaia di cittadini italiani si batte per la chiusura dell’allevamento Green Hill con la campagna “Il Diritto di Vivere 2011” che vuole rappresentare la protesta decisa di migliaia di persone che si oppongono all’industria della vivisezione, con un chiaro messaggio che pur partendo da una problematica che riguarda i soli cani, parli in definitiva della condizione di tutti gli animali sottoposti a sperimentazione in 600 laboratori italiani.
Dopo un anno e mezzo di pressioni, proteste, cortei ed azioni, la campagna contro Green Hill acquisisce sempre più vigore. Tant’è vero che le numerose iniziative, la crescente attenzione dei media e l’indignazione dell’opinione pubblica contro questo allevamento di animali da sperimentazione, hanno portato ad una svolta: il sindaco di Montichiari Elena Zanola ha adesso in mano un’istanza di chiusura motivata e basata su precise e gravissime violazioni rilevate all’interno della struttura di Green Hill, cui dovrebbe seguire il ritiro della licenza di allevamento e vendita di animali ai laboratori di vivisezione. Sotto accusa documentazione, registri e verbali, gli spazi irrisori destinati ai malcapitati, l’inquinamento acustico causato dal latrare incessante, la carenza di personale veterinario e il ritrovamento di cadaveri di animali senza alcuna certificazione.
Green Hill è un’azienda situata a Montichiari (Brescia) che alleva beagle destinati esclusivamente ai laboratori di vivisezione. Questo allevamento – l’ultimo rimasto sul territorio italiano – è in grado di fornire alla sperimentazione migliaia di cani all’anno, usati in esperimenti altamente invasivi al termine dei quali è prevista la soppressione dell’animale.
Green Hill è un lager in cui sono rinchiusi 2.700 cani, che non vedranno mai la luce del sole, non sentiranno mai il profumo dell’erba, non potranno mai correre nè giocare con altri cani, non sapranno mai cos’è una carezza. Questi animali, identificabili solo da un numero, nascono per morire e sono condannati a soffrire.
Green Hill, acquistata dalla Marshall Farm Inc., la più grande “fabbrica” di cani da laboratorio che esista, offre ai propri clienti trattamenti chirurgici su richiesta, tra cui il taglio delle corde vocali o l’asportazione di alcune ghiandole. Per Green Hill e Marshall Farm gli animali sono merce, oggetti da far riprodurre e vendere, senza il minimo scrupolo sul dolore e la sofferenza che andranno a subire. Tra i clienti di Green Hill ci sono laboratori universitari, aziende farmaceutiche rinomate e centri di sperimentazione come il famigerato Huntingdon Life Sciences in Inghilterra, il più grande laboratorio di tortura animale in Europa.
Lega Nazionale per la Difesa del Cane ricorda:
– Ogni anno, solo in Italia, quasi un milione di animali sono sottoposti a esperimenti crudeli, che non forniscono neppure dati utili alla salute umana. Dal punto di vista scientifico nessun animale può essere un modello sperimentale per altre specie o per l’uomo perché le enormi differenze genetiche tra le varie specie e l’enorme quantità di variabili che contribuiscono a generare una patologia sono aspetti determinanti e molto diversi da individuo a individuo. Infatti il 90% dei farmaci testati sugli animali non supera le prove cliniche sull’uomo. Le alternative già esistono e in molti casi hanno completamente sostituito l’utilizzo degli animali. Se fossero accolte determinate proposte, si getterebbero le basi per una progressiva ma totale sostituzione dell’uso di animali a fini sperimentali, salvando 43.000 animali in Italia e 300.000 in Europa ogni anno e affermando che il diritto alla vita non è solo un privilegio di alcuni, bensì di tutti gli esseri viventi.
– Esiste un contrasto tra la normativa regionale e quella nazionale che, pur riconoscendo la dignità di “esseri viventi” e meritevoli di “tutela”, consente che tali animali vengano allevati per fini sperimentali.
– La legge della Regione Lombardia n. 33/2009 in materia di lotta al randagismo e tutela degli animali d’affezione (ed in particolare il relativo regolamento regionale n. 2/2008, in tema di requisiti strutturali che tutti gli allevamenti di cani sul territorio regionale devono possedere) statuisce che sia le strutture pubbliche che quelle private non debbano avere più di 200 cani e fornisce indicazioni sugli spazi e metrature ben precise per la gestione degli animali.
– Se Green Hill continua ad operare è perché l’applicazione della suddetta legge regionale è inficiata dal fatto che il medesimo allevamento sarebbe sottoposto anche al D. lgs 116/92 (regolamento nazionale in tema di vivisezione), il quale però non fornisce alcuna indicazione in merito alle condizioni cui gli animali negli allevamenti dovrebbero essere assoggettati.
– Tuttavia alla Regione spetta anche il compito, oltre a quello già menzionato, consistente nella definizione dei requisiti strutturali e delle modalità di gestione delle strutture private destinate al ricovero, al pensionamento, all’allevamento o al commercio degli animali di affezione, di definire le procedure per il rilascio dell’autorizzazione al funzionamento, da parte del sindaco, delle strutture di ricovero sanitario degli animali di affezione e dei rifugi nonché di quelle private destinate al ricovero, al pensionamento, all’allevamento o al commercio degli animali di affezione.
– Si sottolinea che l’UNESCO già nel lontano 15 ottobre 1978 ha proclamato la Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali, tesa a regolare i diritti degli animali durante la loro vita ed esprimere come nessun uomo possa esercitare alcuna tirannia o crudeltà verso gli animali tenuti dall’uomo per il proprio utilizzo.
Quanto sopra premesso i sottoscritti cittadini italiani chiedono alla luce della situazione sopra descritta e delle considerazioni sopra evidenziate, di valutare la possibilità di dare applicazione in primo luogo a quanto disposto dalla legge regionale n. 33/2009 in ordine alla condizione di detenzione degli animali ed in secondo luogo di porre in atto tutti gli strumenti più idonei al fine di una chiusura definitiva del predetto allevamento.
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