Un film-documentario di grande valore. I meccanismi di occultamento sul problema dell’impatto dell’allevamento degli animali non umani (zootecnia) sul Pianeta.
COWSPIRACY: INTERVISTA AI REGISTI
Quando si pensa al riscaldamento globale, il senso comune impone di associare il problema all’inquinamento causato dalla popolazione umana, cresciuta a un ritmo folle dall’inizio dell’industrializzazione.
Isole, carceri e rifugi per animali: sono i principali punti in comune tra Stock Island e Gorgona. L’unica sostanziale differenza? Il destino dei due progetti: mentre la prima spicca il volo, la seconda rischia di essere affossata dall’Amministrazione penitenziaria.
Stock Island Detention Center è diventato, negli anni, anche un santuario per animali di allevamento, esotici e domestici
Stock Island Detention Center, in Florida, è un carcere noto tra gli abitanti per avere una doppia valenza sociale: oltre ad essere un centro di riabilitazione per le persone, è diventato, negli anni, anche un santuario per animali di allevamento, esotici e domestici, trascurati oppure sequestrati a persone che li maltrattavano o abusavano di essi. Il rifugio, fondato nel 1994, è nato inizialmente con la costruzione di un piccolo stagno per salvare le anatre che spesso venivano ferite o uccise dalle automobili di passaggio sulla strada che costeggia la struttura penitenziaria. Quando si è sparsa la voce che il carcere accoglieva animali bisognosi, il piccolo rifugio si è trasformato in un santuario vero e proprio destinato a tutti gli animali di tutte le specie, anche quelle selvatiche, sequestrate al commercio di animali esotici. Tra i residenti più noti c’è Mo, un bradipo, diventato una sorta di “mascotte” dell’istituto.
Un interessante articolo di Claudia Squadroni per la rivista della Lav “IMPRONTE” che riassume in modo puntuale alcuni fondamentali passaggi che stavano portando il carcere dell’isola di Gorgona (LI) ad essere un faro nell’ambito dell’approccio nonviolento alla rieducazione delle persone detenute (e non solo) attraverso una relazione rispettosa ed empatica con gli animali non umani presenti sull’isola.
Non è vero che tutto andava bene a Green Hill, altro che centro di eccellenza del settore! lo conferma anche la Corte d’Appello che oggi ha emesso una nuova memorabile condanna per l’allevamento bresciano di beagle destinati alla sperimentazione, denunciato dalla LAV nel 2012.
La Corte d’Appello ha confermato le condanne di primo grado nei confronti del veterinario Renzo Graziosi, e del co-gestore di “Green Hill 2001” Ghislane Rondot, entrambi condannati a 1 anno e 6 mesi, e del direttore dell’allevamento, Roberto Bravi, a un anno più risarcimento delle spese. Confermata anche la sospensione dalle attività per due anni, per i condannati, e la confisca dei cani.
Green Hill resterà quindi chiusa e i 3.000 beagle rimarranno in famiglia: non vi è peraltro alcuna richiesta dell’Unione Europea per eliminare il divieto previsto dalla Legge italiana dal 2014 di allevamento di cani per la sperimentazione, nessuna procedura aperta da Bruxelles.
LE TAPPE DI QUESTA BATTAGLIA LEGALE E DI CIVILTA’
Per anni cittadini, comitati, coordinamenti manifestano a Montichiari (Brescia) e in altre città per fermare Green Hill
28 aprile 2012: alcuni manifestanti entrano nell’allevamento Green Hill
18 luglio 2012: in seguito a una denuncia della LAV, i beagle di Green Hill vengono posti sotto sequestro e la LAV è tra i custodi legali dei cani
Circa 3000 i beagle tratti in salvo
Decreto Legislativo 26/2014: l’Italia vieta per legge l’allevamento di cani a fini sperimentali. In Italia Green Hill non potrà riaprire, in nessun caso.
23 gennaio 2015: tre le condanne di primo grado inflitte dal Tribunale di Brescia Green Hill (veterinario, co-gestore e direttore)
Inquinamento idrico ed emissioni, deforestazione e perdita della biodiversità, violazione dei diritti umani e crudeltà verso gli animali, spreco e consumo di risorse alimentari. Se vi interessano queste tematiche, e siete curiosi di saperne di più, vi invitiamo a partecipare alla proiezione del film documentario Cowspiracy e al dibattito che ne seguirà sull’impatto ambientale dell’industria dei cibi animali. [QUI IL FILM COMPLETO e QUI il trailer]
Parteciperanno al dibattito:
✔ Lorenzo Guadagnucci, scrittore, giornalista, autore programma radiofonico “Restiamo Animali”
✔ Marco Verdone, medico veterinario, omeopata, autore de “L’isola delle bestie“ (Marotta&Cafiero editori).
Ginestra Fabbrica della Conoscenza: Via Ginestra 21 – Montevarchi (AR) dalle ore 16:00 alle ore 20:00
Sala Conferenze – Piano Terra: Incontro sul tema del rispetto degli “animali non umani”. Presentazione del progetto Gorgona promosso dal dott. Marco Verdone vincitore del premio “Firenze per le culture di pace” per la sezione “progetto di pace” (QUI il link diretto al video).
A cura dell’Associazione Un Tempio per la Pace (Firenze)
Chi assumerà il comando del sistema alimentare globale? A porsela da questo angolo del mondo, la domanda incute un certo terrore. Il trattato di libero commercio con gli Usa, il noto Ttip, produce già oggi fantasmi di diete fast food a prezzi stracciati con ingredienti spazzatura, norme sanitarie inesistenti e la scomparsa dell’agricoltura contadina. Ma è molto più probabile che il futuro della nostra alimentazione sia made in China. L’espansione agricola cinese sta dilagando e, mentre riconverte la sua agricoltura e zootecnia togliendole ai contadini per concentrarle nelle mani di pochi colossi competitivi, acquisisce a ritmi impressionanti terre e grandi imprese agrolimentari in ogni angolo del pianeta. Possiamo ancora fare in modo che il destino dei nostri cibi sia diverso da quello dei vestiti, delle scarpe o dei pupazzi di peluche?
di Gustavo Duch
Sono stato invitato a partecipare ad un dibattito con il seguente titolo: “In futuro, cosa mangeremo?“.
L’atmosfera si tinge di luci, gocce multicolori e riflessi spaziali
sui volti che s’incantano a giocare il Natale…
Molti si riflettono in me con le espressioni più buffe, qualche smorfia da sotto i caldi cappelli ornati di lana strappa il sorriso benaugurale che accompagna la Festa.
Uccidere animali e uccidere uomini, che differenza c’è?
di Fabio Balocco | 15 dicembre 2015
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it
Ho finito di leggere l’ultima fatica letteraria di Marco Verdone, “L’isola delle bestie”. Di Marco ho già avuto modo di parlare, della sua esperienza di veterinario della Casa di Reclusione di Gorgona, del suo profondo amore per gli animali, della sua applicazione dei rimedi omeopatici agli stessi.
“L’isola delle bestie” ritorna sulla sua esperienza in questo luogo e sul rapporto a tre: lui – i carcerati – gli animali cosiddetti “da reddito” che lì vengono allevati.
Al di là della condivisione dello status tra persone detenute e animali non umani (sia gli uni che gli altri alla Gorgona sono prigionieri) è davvero bello leggere del rapporto che nell’isola si crea tra detenuti, mucche, maiali e del sentimento di tristezza che nasce quando i primi debbono staccarsi dagli altri perché destinati al macello.
Alla Gorgona gli animali hanno un posto speciale: parola di veterinario La città invisibile di Marco Verdone
Se un abitante di un altro pianeta potesse osservare per un certo tempo quello che la specie umana sta provocando sull’unico mondo che occupa, ne dedurrebbe che siamo un gruppo di terrestri parassiti e violenti. Ci ammazziamo tra di noi, sterminiamo le altre specie (animali non umani e vegetali), sottraiamo spazi vitali, modifichiamo paesaggi e, nonostante segnali evidenti, ci ostiniamo a non cambiare le nostre attività climalteranti. La specie umana è in guerra contro tutti, ma soprattutto, contro se stessa.
Pur facendo parte dello stesso pianeta e vivendo in un intreccio di relazioni vitali che ci rendono interdipendenti gli uni dagli altri, dimostriamo di non rendercene conto. I nostri sensi appaiono annebbiati, le nostre percezioni alterate, la nostra coscienza azzerata. Ma questi tre strumenti sono essenziali per capire le vere cause dei problemi, riportare ordine e promuovere la pace con il resto dei viventi. La pace è un processo lento e forse, per noi umani, non ancora realizzabile. Ma è l’unica meta possibile alla quale mirare. Ognuno percorrendo la strada che la vita gli ha assegnato.
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